Malore durante il turno, un altro vigilante trovato morto
Pubblicato 29 luglio 2011
Daniele Gallamini, 56 anni, lavorava per Coopservice. La moglie lo cercava da ore: il corpo era davanti Ingegneria. Un altra morte che forse si poteva evitare, bastava solo che Daniele avesse un compagno di lavoro e che non fosse costretto a lavorare da solo.
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Ferrara 28 luglio 2011 – ERA SDRAIATO sull’asfalto di via Saragat, davanti alla facoltà di Ingegneria. I suoi colleghi della Coopservice, sua moglie, provavano a rintracciarlo da ore, ma lui non rispondeva alle chiamate. Daniele Gallamini, guardia giurata, nato a Ravenna nel 1954, da tempo residente a Formignana, avrebbe compiuto 57 anni l’11 agosto. Il suo cuore invece ha smesso di battere verso le 21,40 di martedì, durante un turno di lavoro. Il terzo vigilante dall’inizio dell’anno che perde la vita durante il turno. In febbraio Alessandro Calzolari, 45 anni, trovato su un’auto a Copparo; poi Daniele Carlini, 43 anni, morto nelle acque della Sacca di Goro a maggio; l’altra sera Gallamini, in città. Il cellulare e la radio squillavano a vuoto. Così, insospettiti da quel silenzio troppo lungo per essere normalità, lo sono andati a cercare insieme alle Volanti. Lui era lì, chissà da quanto tempo, senza vita e riverso sull’asfalto. Inutili i tentativi di rianimarlo sul posto da parte dei sanitari del 118. Inutile il disperatissimo intervento al pronto soccorso. Tutto è finito così; forse per un attacco cardiaco, forse un ictus o un problema respiratorio. Ancora nessuno sa spiegarlo. Lo dirà l’autopsia, prevista per oggi. L’unico modo per dare almeno una risposta ai suoi familiari affranti e togliere un punto di domanda davanti a una morte improvvisa e inaspettata. L’ennesima.
«Ho iniziato a chiamarlo alle otto meno un quarto, anche se non rispondeva subito non mi sono preoccupata. Sapevo che era al lavoro; ma il tempo passava e lui non si faceva sentire». Nadia, sua moglie, è ancora sotto choc. «Aveva il turno fino a mezzanotte, avrebbe dovuto attaccare alle 21,30. Verso le 21,40 mi ha chiamata un suo collega. Mi ha detto che non sapeva come dirmelo, che l’avevano trovato davanti all’università, steso per terra. So che quando è arrivato al pronto soccorso era già gelido». Scuote la testa. Non si capacita. «Non sappiamo che cosa possa essergli successo. Non soffriva di cuore, non aveva problemi. Solo un po’ di ipertensione che però teneva sotto controllo. Oggi era il suo giorno libero, dovevamo andare al mare. Invece sono qui a organizzare il suo funerale. È assurdo, mi sembra di essere su una nuvola. Non me ne rendo conto. Il mio rammarico è solo quello di non essere stata con lui gli ultimi momenti. Era solo, magari spaventato… Se almeno ci fosse stato qualcun altro. Quando ci hanno avvisati erano passate quasi due ore dalla prima chiamata». Le lacrime le rigano il viso. Il pensiero va a quell’uomo «buono, solare, allegro. Quell’uomo che cantava sempre e che amava andare a pescare al Lido di Volano sul pontile». Anche suo figlio Henry, architetto di 34 anni, lo descrive così. «Mio padre pensava alla eventualità di un incidente sul lavoro come a una cosa profondamente ingiusta e inaccettabile. Amava soprattutto la vita all’aria aperta (pescare, coltivare l’orto) e fare viaggi in camper (che considerava al sua seconda casa). Era una persona semplice, comprensiva e disponibile verso gli altri; dotato di una naturale propensione per la convivialità, l’ironia giocosa e le battute di spirito». Daniele Gallamini lavorava in Coopservice dal 2008. Prima aveva prestato servizio alla Colas di Ravenna, sempre come vigilante. I suoi funerali si svolgeranno sabato, in Certosa, alle 8,30. Ad accompagnarlo, nel suo ultimo viaggio, anche le figliocce Monia e Manuela, «che lo amavano come un padre, come lui amava loro».
di BENEDETTA SALSI
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Ferrara 28 luglio 2011 – ERA SDRAIATO sull’asfalto di via Saragat, davanti alla facoltà di Ingegneria. I suoi colleghi della Coopservice, sua moglie, provavano a rintracciarlo da ore, ma lui non rispondeva alle chiamate. Daniele Gallamini, guardia giurata, nato a Ravenna nel 1954, da tempo residente a Formignana, avrebbe compiuto 57 anni l’11 agosto. Il suo cuore invece ha smesso di battere verso le 21,40 di martedì, durante un turno di lavoro. Il terzo vigilante dall’inizio dell’anno che perde la vita durante il turno. In febbraio Alessandro Calzolari, 45 anni, trovato su un’auto a Copparo; poi Daniele Carlini, 43 anni, morto nelle acque della Sacca di Goro a maggio; l’altra sera Gallamini, in città. Il cellulare e la radio squillavano a vuoto. Così, insospettiti da quel silenzio troppo lungo per essere normalità, lo sono andati a cercare insieme alle Volanti. Lui era lì, chissà da quanto tempo, senza vita e riverso sull’asfalto. Inutili i tentativi di rianimarlo sul posto da parte dei sanitari del 118. Inutile il disperatissimo intervento al pronto soccorso. Tutto è finito così; forse per un attacco cardiaco, forse un ictus o un problema respiratorio. Ancora nessuno sa spiegarlo. Lo dirà l’autopsia, prevista per oggi. L’unico modo per dare almeno una risposta ai suoi familiari affranti e togliere un punto di domanda davanti a una morte improvvisa e inaspettata. L’ennesima.
«Ho iniziato a chiamarlo alle otto meno un quarto, anche se non rispondeva subito non mi sono preoccupata. Sapevo che era al lavoro; ma il tempo passava e lui non si faceva sentire». Nadia, sua moglie, è ancora sotto choc. «Aveva il turno fino a mezzanotte, avrebbe dovuto attaccare alle 21,30. Verso le 21,40 mi ha chiamata un suo collega. Mi ha detto che non sapeva come dirmelo, che l’avevano trovato davanti all’università, steso per terra. So che quando è arrivato al pronto soccorso era già gelido». Scuote la testa. Non si capacita. «Non sappiamo che cosa possa essergli successo. Non soffriva di cuore, non aveva problemi. Solo un po’ di ipertensione che però teneva sotto controllo. Oggi era il suo giorno libero, dovevamo andare al mare. Invece sono qui a organizzare il suo funerale. È assurdo, mi sembra di essere su una nuvola. Non me ne rendo conto. Il mio rammarico è solo quello di non essere stata con lui gli ultimi momenti. Era solo, magari spaventato… Se almeno ci fosse stato qualcun altro. Quando ci hanno avvisati erano passate quasi due ore dalla prima chiamata». Le lacrime le rigano il viso. Il pensiero va a quell’uomo «buono, solare, allegro. Quell’uomo che cantava sempre e che amava andare a pescare al Lido di Volano sul pontile». Anche suo figlio Henry, architetto di 34 anni, lo descrive così. «Mio padre pensava alla eventualità di un incidente sul lavoro come a una cosa profondamente ingiusta e inaccettabile. Amava soprattutto la vita all’aria aperta (pescare, coltivare l’orto) e fare viaggi in camper (che considerava al sua seconda casa). Era una persona semplice, comprensiva e disponibile verso gli altri; dotato di una naturale propensione per la convivialità, l’ironia giocosa e le battute di spirito». Daniele Gallamini lavorava in Coopservice dal 2008. Prima aveva prestato servizio alla Colas di Ravenna, sempre come vigilante. I suoi funerali si svolgeranno sabato, in Certosa, alle 8,30. Ad accompagnarlo, nel suo ultimo viaggio, anche le figliocce Monia e Manuela, «che lo amavano come un padre, come lui amava loro».
di BENEDETTA SALSI
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Morire per 1000 euro al mese. Si può. Quando le condizioni dei lavoratori dipendenti sono sempre più precarie, quando i disoccupati sono sempre di più aumentando l’offerta di lavoratori. Quando il governo emana decreti legge che alleggeriscono pene e multe per gli imprenditori che non ottemperano, o lo fanno negligentemente, alle norme di sicurezza sul lavoro. Quando, forse, bastava che a fianco avesse avuto un collega.
I morti sul lavoro non si contano più anche nel nostro settore, sono diventati per un motivo o per l'altro la quotidianità.
Mai che uno dei nostri governanti a 11.000 euro al mese cada dal suo scranno a Montecitorio e si spacchi l’osso del collo!