Etimologia:Il termine mobbing è stato coniato agli inizi degli anni settanta dall'
etologo Konrad Lorenz per descrivere un particolare
comportamento di alcune
specie animali che circondano un proprio simile e lo assalgono rumorosamente in gruppo al fine di allontanarlo dal branco. Mobbing è un gerundio sostantivato inglese derivato da "mob" (coniato nel 1688 secondo il dizionario Merriam-Webster), dall'espressione latina "
mobile vulgus", che significa appunto "gentaglia (mobile)", cioè "una folla grande e disordinata", soprattutto "dedita al vandalismo e alle sommosse". Da qui il significato assunse presso le classi alte anche una connotazione spregiativa, per cui "mob" era anche in assenza di azioni violente, equivalente pressappoco all'italiano "plebaglia". Mobbing è dunque nella lingua inglese, lo stringersi della folla intorno a una persona per intimidirla o molestarla in strada come avviene spesso a politici o star.Nel mondo del lavoro nei paesi di lingua inglese il termine corretto è diverso,
harassment (molestie domestiche o sul lavoro), oppure
abuse (maltrattamento) o ancora
intimidation. Il significato italiano corrente di
mobbing è dunque il prodotto di una traduzione errata del termine originale. Come tale, è entrata nel vocabolario di molte lingue europee, dalle lingue scandinave, al tedesco al francese.Un uso tecnico, da lungo utilizzato, del termine
mobbing, si ha nello studio del
comportamento animale, particolarmente in
ornitologia, dove fa riferimento al comportamento di gruppi di
uccelli di piccola taglia che assieme assillano un
rapace che rappresenta per loro una
minaccia.Il termine Mobbing, inglese, letteralmente indica "l'assalto (fisico) di un
gruppo ad un
individuo"; per gli studiosi del comportamento animale è anche "l'
esclusione di un individuo dal suo
branco"; in medicina del lavoro in Italia indica una
violenza psicologica, talvolta anche
fisica, perpetrata sul
posto di lavoro che a poco a poco diventa insopportabile: si comincia con un
saluto negato, battute che sono insulti, scherzi troppo pesanti, i colleghi ignorano o guardano male il dipendente, i capi sono insoddisfatti, il lavoro non procede, l'ansia di sbagliare aumenta il tasso di errore.
Mobbing sul lavoro
Questa pratica è spesso condotta con il fine di indurre la vittima ad abbandonare da sé il lavoro, senza quindi ricorrere al
licenziamento (che potrebbe causare imbarazzo all'
azienda) o per ritorsione a seguito di comportamenti non condivisi (ad esempio, denuncia ai superiori o all'esterno di irregolarità sul posto di lavoro), o ancora per il rifiuto della vittima di sottostare a proposte immorali (ad esempio, offerte sessuali o richiesta di eseguire operazioni contrarie a divieti deontologici o etici) o illegali (ad esempio, richiesta di fare, o di omettere di fare, in violazione di norme).
Si distingue, nella prassi, fra un mobbing
gerarchico ed un mobbing cosiddetto
ambientale; nel primo caso gli abusi sono commessi dai superiori gerarchici della vittima, che viene destinata a mansioni punitive od umilianti, nel secondo caso sono i colleghi della vittima ad isolarla, a privarla apertamente della ordinaria collaborazione, dell'usuale
dialogo e del
rispetto.
Si parla di
mobbing verticale quando un superiore per licenziare un dipendente in particolare perché antipatico, poco competente e produttivo; e di mobbing orizzontale quando in
ufficio un collega non è accettato per i diversi interessi sportivi oppure perché
diversamente abile. In alcuni casi il mobbing è nei confronti del datore di lavoro che è minacciato di denuncie per molestie sessuali o morali da personale con mire carrieristiche. In questi casi la reazione col licenziamento è legittima e la Cassazione ha stabilito che l'onere della prova è a carico del lavoratore denunziante.
Il primo a parlare di mobbing quale condizione di
persecuzione psicologica nell'ambiente di
lavoro è stato alla fine degli anni '80 lo psicologo svedese
Heinz Leymann che lo definiva come una comunicazione ostile e non etica diretta in maniera sistematica da parte di uno o più individui generalmente contro un singolo che è progressivamente spinto in una posizione in cui è privo di appoggio e di
difesa e lì relegato per mezzo di ripetute e protratte attività mobbizzanti.
Il mobbing è una
strategia pianificata a livelli alti nei casi di ristrutturazioni a seguito di fusioni di aziende in cui si trovano due uffici di pubbliche relazioni, due segreterie, enormi duplicazioni di costi da eliminare specialmente nei processi di supporto, che devono essere tagliate.
La
fusione spesso avviene con società indebitate perché sono più
contendibili: si pensa di fare una
scalata della società, ristrutturare e rivendere con una forte
plusvalenza; in questi casi la
ristrutturazione è pianificata prima ancora della fusione fra le
società. Nel caso di fusione il mobbing riguarda soprattutto i dirigenti della vecchia società che, come i dipendenti, se si dimettono perdono il diritto a costosi buoni uscita previsti dai
contratti di categoria. Banche, assicurazioni e società finanziarie sono gli ambienti a maggior competizione e dove si registra il maggior numero di casistiche di mobbing; i
quadri, il
dirigente e l'
impiegato di concetto sono le categorie di lavoratori più interessate.
Secondo un'
indagine del '98, il 16% dei lavoratori inglesi denuncia di essere vittima di mobbing; l'Italia è ultima nella classifica UE con un 4,2%. Alcuni contratti sindacali, come quello dei metalmeccanici in Germania, prevedono un
risarcimento di circa 250.000 euro per i lavoratori mobbizzati.
I sindacalisti della
Volkswagen furono i primi a introdurre nei
contratti di lavoro un capitolo sul mobbing con
indennità e strumenti di
prevenzione (i
centri d'ascolto aziendali in particolare).
Mobbing come malattia
Il mobbing non è una malattia ma può esserne la causa. La patologia psichiatrica più frequetemente associata è il disturbo dell'adattamento, esso si compone di una variegata sintomatologia ansioso-depressiva reattiva all'evento stressogeno. Per definizione, la stessa sintomatologia deve cessare entro 6 mesi dalla cessazione delle vessazioni. Fra le conseguenze rientrano la perdita d'
autostima, depressione,
insonnia,
isolamento. In Italia il numero di mobbizzati coinvolti è stimato intorno a 1 milione e 200 mila, che salgono a 5 milioni se si considerano anche le famiglie: è una situazione tipicamente italiana che la
famiglia del mobbizzato diventi una
valvola di sfogo e vittima di mobbing a sua volta. In
Svezia e
Germania circa mezzo milione di persone sono finite in
prepensionamento o clinica psichiatrica a causa del mobbing.
Negli ultimi dieci anni i casi di mobbing denunciati hanno avuto un incremento esponenziale. Il mobbing ha un forte costo sociale stimato il 190% superiore al salario annuo lordo di un dipendente non mobbizzato. In Svezia si stima che il mobbing sia causa di un 20% dei
suicidi.
Il mobbing è causa di
cefalea, annebbiamenti della vista,
tremore,
tachicardia,
sudorazione fredda,
gastrite,
dermatosi e viene somatizzato un po' in tutto il corpo. Le conseguenze maggiori sono
disturbi della socialità, quindi,
nevrosi,
depressione, isolamento sociale e, suicidio in un numero non trascurabile di casi. L'
emancipazione del singolo e la non-accettazione del diverso sono comportamenti (umani e nel mondo animale) che si manifestano assieme a ciò che etologi nel mondo animale, e esperti in quello umano, classificano come mobbing.
Nei primi anni '90, lo psicologo svedese tenne in
Italia una serie di conferenze che diedero inizio al dibattito sul mobbing nel nostro Paese con una decina d'anni di ritardo rispetto a Svezia e Germania. Leymann estese il dibattito sul mobbing dapprima in Germania e poi nel resto dei Paesi UE.
La pratica del mobbing
La pratica del mobbing consiste nel vessare il collega di lavoro subordinato o il dipendente con svariati metodi di coercizione psicologica e fisica. Ad esempio, sottraendo incarichi e lavoro gratificante per affidarlo ai colleghi o subordinati; oppure attraverso la
dequalificazione delle mansioni stesse che vengono ridotte a compiti banali quali fare caffè, ricevere telefonate , o comunque a
compiti poco operativi e con scarsa
autonomia decisionale; così da rendere umiliante il proseguio del lavoro. Altra pratica diffusa è quella dei rimproveri e/o richiami, espressi in privato ed in pubblico, per errori normalmente trascurabili. Ancòra la pratica si manifesta nel fornire volontariamente attrezzature di lavoro di scarsa qualità,
computer e
stampanti che si guastano, arredi scomodi, ambienti male illuminati, spesso si rende irreperibile anche l'
assistenza tecnica. Talora si arriva a interrompere il
flusso di
informazioni necessario per il lavoro, il dipendente non riceve più le
e-mail aziendali, viene chiusa la
casella di posta, l'accesso alla guida in linea, forti restrizioni sull'accesso a
Internet. Se il dipendente resta in malattia, vengono inviate dai capi dell'aziende continue
visite fiscali a casa del lavoratore. Quando il "mobbizzato" ritorna sul posto di lavoro, spesso trova la
scrivania sgombra o portata via e il computer staccato dalla rete aziendale: è la cosiddetta "sindrome da scrivania vuota", per la quale scompare un pezzo alla volta senza dare giustificazioni al lavoratore.
La giurispruenza dispone più frequentemente e facilmente il risarcimento del
danno biologico, ma non del
danno morale; il mobbing deve aver procurato uno delle
malattie documentate in
letteratura medica per avere diritto a un'indennità dall'azienda.
In
Italia, le tutele al
licenziamento o
trasferimento in altre sedi dei lavoratori sono maggiori che in altri Paesi ed è abbastanza diffusa la pratica di ricorso al mobbing per indurre nel lavoratore le dimissioni laddove il licenziamento è possible solo per giusta causa (art.18 dello Statuto dei Lavoratori).
La tutela giuridica
In
Parlamento esistono diversi
disegni di legge sul tema; manca invece un orientamento comunitario in tema di mobbing. In Germania sono sparsi centri d'ascolto sul territorio e personale a cui rivolgersi in caso di molestie morali nelle divisioni delle aziende di maggiori dimensioni (come la
Volkswagen). Sempre in Germania è previsto il
prepensionamento a carico dell'azienda per i dipendenti riconosciuti vittime di mobbing; in Svezia c'è la prima e più avanzata
legislazione che prevede un
reato di mobbing.
La Svezia ha in generale un'attenzione ai
diritti umani che ha favorito il
dibattito sulle
molestie morali. Gli Stati Uniti hanno una delle prime e più severi leggi sulle molestie sessuali sul posto di lavoro, ma poca attenzione per questa materia. Tuttavia, la Costituzione italiana (artt. 2-3-4-32-35-36-41-42) tutela la persona in tutte le sue fasi esistenziali, da quella di cittadino a quella di lavoratore. Inoltre, sul datore di lavoro grava l’obbligo contrattuale, derivante dall’art. 2087 cod. civ., di tutelare la salute e la personalità morale del dipendente. La Corte di Cassazione ha ritenuto (Sezione Lavoro n. 12445 del 25 maggio 2006, Pres. Ciciretti, Rel. De Luca) che un’iniziativa diretta alla repressione, non già alla prevenzione dei fatti mobbizzanti non è idonea a costituire adempimento agli obblighi previsti dall’art. 2087 cod. civ. Molti comportamenti che caratterizzano il mobbing trovano inoltre una precisa connotazione in numerosi articoli del
codice penale (
abuso d'ufficio,
percosse,
lesione personale volontarie,
ingiuria,
diffamazione,
minaccia,
molestie).
Voci correlate
Bibliografia
- Claudio Virtù - Palazzina LAF. Mobbing: la violenza del padrone - Edizioni Archita - Taranto, 2001
- Favretto Giuseppe (a cura di) - Le forme del mobbing, cause e conseguenze di dinamiche organizzative disfunzionali - Raffaello Cortina Editore - Milano, 2005
- Giancarlo Trentini (a cura di) - Oltre il Mobbing. Le nuove frontiere della persecutività - FrancoAngeli - Milano, 2006
- Marcello Pedrazzoli (diretto da) - Vessazioni e angherie sul lavoro. Tutele, responsabilità e danni nel mobbing - Zanichelli, Bologna, 2007
Collegamenti esterni